XXII Premio Abbiati
stagione 2002 Bologna, 6 aprile 2003
migliore spettacolo: “Königskinder” di Engelbert Humperdink – Teatro San Carlo, Napoli
per la rarità della proposta, la qualità del lavoro di Jeffrey Tate che ha conseguito dall’orchestra disciplina cameristica e slanci romantici, la messinscena rigorosa e fiabesca del regista scozzese Paul Curran (scene e costumi di Kevin Knight), la ricercatezza del cast guidato da Olaf Bär e Juliane Banse che comprendeva anche le voci del Tölzer Knabenchor
novità assoluta per l’Italia: “Medea” di Adriano Guarnieri
momento maturo e compiuto della penetrante ricerca poetica e compositiva d’autore; rappresentata a Venezia in una raffinata esecuzione musicale e scenica che ha restituito l’audace ricercatezza della concezione compositiva e multimediale.
direttore: Yuri Temirkanov
per la bellezza unica, ora sfavillante, ora dolorosamente malinconica, delle sue interpretazioni sinfoniche e operistiche, realizzate sia con la Filarmonica di San Pietroburgo sia, con crescente e significativo impegno direttoriale, con le orchestre italiane.
allestimento: Thomas Moschopoulos, Dionysis Fotopoulos
per il magnetismo conferito al “Macbeth” di Verdi (Festival di Spoleto) attraverso una regia generosa di idee e di forte tensione tragica, sospesa tra echi del mito greco e citazioni della pittura italiana, inscritta in una scenografia essenziale, inquieta e forte.
complesso da camera: Concerto Italiano, Rinaldo Alessandrini
per la metodica attività esecutiva e di ricerca che ha imposto un modello stilistico-esecutivo di qualità filologica e poetica alta, in graduale estensione al repertorio teatrale
cantanti: Violeta Urmana
per “Les Troyens” di Berlioz (Maggio Musicale Fiorentino) e “Iphigénie en Aulide” di Gluck (Milano, Scala/Teatro degli Arcimboldi)
e Ildebrando D’Arcangelo
per “Le nozze di Figaro” (Milano, Scala/Teatro degli Arcimboldi) e “Don Giovanni” (Napoli, Teatro San Carlo).
premio “Filippo Siebaneck”: Quintetto Bibiena
(Giampaolo Pretto, Paolo Grazia, Alessandro Carbonare, Stefano Pignatelli, Roberto Giaccaglia), per aver saputo associare alla qualità delle esecuzioni una componente ludica che sulla scorta di apposite trascrizioni e la recitazione degli strumentisti ha trasformato i concerti in cattivante e piacevole momento didattico.