I Premio Abbiati

III Abbiati del disco – vincitori 2021

Riunione Sabato 18 settembre 2021

Sabato 18 settembre 2021 si è riunita, in forma telematica, la giuria del III Premio Abbiati del disco dell’Associazione Nazionale Critici Musicali, presieduta da Angelo Foletto e formata da Alessandro Cammarano, Luca Chierici, Andrea Estero, Carlo Fiore, Gianluigi Mattietti, Carla Moreni, Stefano Nardelli, Giuseppe Pennisi, Paolo Petazzi, Mirko Schipilliti, Luca Segalla, Lorenzo Tozzi, Massimo Rolando Zegna e ha assegnato i seguenti premi:

SALIERI, Armida.

Les Talens Lyriques, Christophe Rousset direttore
(APARTE)

Non ha alcuna parvenza di ripescaggio la proposta dell’Armida di Antonio Salieri, opera che d’altro canto ebbe nel Settecento ampia ricezione. La direzione scrupolosa e appassionata di Christophe Rousset e un cast omogeneo contribuiscono a rendere auto-evidente queste pagine di “pluralismo operistico” italo-franco-viennese, favorita anche da un’attenta ripresa del suono che non fa mai sentire la mancanza dell’apparato scenico e della visione, qualità evocativa, quest’ultima che la discografia sembrava aver perso del tutto.

IVES, Complete Symphonies.

Los Angeles Philharmonic, Gustavo Dudamel direttore
(DEUTSCHE GRAMMOPHON)

A Gustavo Dudamel che nelle quattro sinfonie di Charles Ives rivela una totale congenialità con la poetica del compositore americano e ne coglie con grande chiarezza e intensa adesione la vitalità e lo spregiudicato gusto per la sperimentazione, anche attraverso la precisa definizione della molteplicità ivesiana di piani stilistici. E i musicisti della Los Angeles Philharmonic superano senza problemi le difficoltà legate alla sovrapposizione di frammenti indipendenti dal punto di vista melodico e ritmico, dove, come nella Quarta, creano una caotica accumulazione di impressionante densità e diventa impossibile distinguere le singole linee, ma ci si immerge in una materia sonora carica di mossa vitalità.

BRAHMS, Clarinet Sonatas.

Andras Schiff pianoforte, Jörg Widmann clarinetto
(ECM)

Per la lettura screziata e poeticissima con cui András Schiff e Jörg Widmann restituiscono la bellezza crepuscolare delle Sonate per clarinetto e pianoforte di Johannes Brahms. Gli strumenti intrecciano dialoghi sofisticati ed elegiaci, come negli Intermezzi ispirati al modello brahmsiano che Widmann ha composto per Schiff e che il pianista ungherese esegue tra i due capolavori cameristici, contribuendo a rendere prezioso e riconoscibile l’impaginato discografico firmato dalla Ecm. 

Silver Age.

Danill Trifonov pianoforte, Mariinsky Orchestra, Valery Gergiev direttore
(DEUTSCHE GRAMMOPHON)

In The silver age due fuoriclasse si incontrano dando vita ad un omaggio senza retorica che diventa un viaggio nella musica  russa dei primi due decenni del secolo passato. Tra echi tardo romantici e accelerazioni verso nuovi concetti ed estetiche Trifonov e Gergiev rappresentano con acume tutte le sfaccettature di un periodo che rappresenta un’autentica “cerniera” d’argento di creatività esplosa prima degli anni bui dell’imminente rivoluzione bolscevica.

SAUNDERS, Still / Aether / Alba

(BR KLASSIK)

All’antologia dedicata a Rebecca Saunders, frutto di diversi concerti di Musica Viva registrati dal vivo a Monaco, che offrono una bellissima immagine della ricerca della compositrice inglese, oggi residente a Berlino. Insieme a Aether per due clarinetti, si ascoltano Still per violino e orchestra e Alba per tromba e orchestra con Carolin Widman e Marco Blaauw, e con l’Orchestra della Radio Bavarese diretta da Ivan Volkov e Peter Eötvös. In Alba (l’aggettivo latino in titolo riprende una poesia di Samuel Beckett, scrittore cui l’autrice fa spesso fa riferimento), la ricerca sul suono nella sua fisica concretezza la porta a creare intensa energia e forte tensione in modo personalissimo. Sempre nuove dimensioni assume la riflessione sul silenzio, cui rimanda anche il titolo di Still.

RAMEAU, Les Boréades.

Le Concert d’Astrée, Emmanuelle Haïm direttrice, Barrie Kosky regia (ERATO)

È in realizzazioni come questa che la definizione di “Barocco”, spesso adoperata nell’accezione negativa di ridondante e soverchio, torna a risplendere per la molteplicità delle suggestioni e la lezione di gusto. Qui la cifra stilistica di Barrie Kosky – visibile tanto in scena quanto nel lavoro coi solisti e coll’insieme – si dispiega in un allestimento che offre spettacolo a piene mani ma senza mai perdere in nitore e raffinatezza, quasi fosse una metafora collettiva di Rameau. Sul podio, Emmanuelle Haïm, muove la densa ma tersa scrittura del compositore francese con l’intento di farne risplendere l’inventiva e la drammaturgia senza forzarne i toni con grevi sottolineature bensì favorendone l’aerea leggerezza.

MAHLER, Symphonie nr. 7.

Bayerisches Staatsorchester, Kirill Petrenko direttore
(BAYERISCHES STAATSORCHESTER)

A Kirill Petrenko, per la capacità di guidare i musicisti della Bayerisches Staatsorchester nei cinque movimenti della Settima Sinfonia di Mahler, restituita in una dimensione al contempo “narrativa” e “storica”, dove l’articolazione si fa romanzo della poetica mahleriana e l’analisi della partitura ne fa emergere dettagliatamente, ma senza toni didascalici, i riferimenti al passato, la tensione modernista, i paesaggi dell’anima.

TARTINI, Violin Concertos.

Couchane Siranossian violino, Andrea Marcon direttore
(ALPHA)

Questo disco di riferimento scioglie finalmente ogni dubbio sull’interpretazione di Tartini nel 250° della morte e ne chiarisce i rapporti della complessa personalità col Classicismo. Definendo ogni dettaglio con fantasia interpretativa, Andrea Marcon ha svolto un’analisi approfondita ed esemplare sui testi, la concertazione, lo stile delle ornamentazioni. In un serrato rapporto con l’Orchestra Barocca di Venezia Chouchane Siranossian offre una visione olimpica che restituisce a Tartini un’identità inconfondibile nel panorama violinistico del Settecento.

HÄNDEL, Suites pour Clavecin.

Pierre Hantaï
(MIRARE)

A Pierre Hantaï, per la profondità di eloquio con cui ha affrontato pagine di Handel che, pur nella loro disomogeneità, sono raro frutto di una mano felice: a questa si è adattato il virtuosismo dell’interprete parigino, capace di declinare gli spunti melodici come quelli del contrappunto, gli inviti alla danza come quelli alla meditazione, in una silloge paradigmatica anche per la ricchezza timbrica e la squisitezza di gusto nell’accostare i brani.

IANNOTTA, Earthing.

Jack Quartet
(WERGO)

Per l’abilità della compositrice romana nel dilatare il suono degli archi con l’elettronica, con tecniche estese, con corpi sonori applicati agli strumenti, trovando in questa ricerca un partner ideale nel Jack Quartet. Ispirandosi alla vita dei microorganismi e all’idea di un mondo sottomarino, questi quattro quartetti creano un universo sonoro di grande seduzione, dove i processi si sviluppano in maniera naturale, in forme quasi organiche, con filigrane delicate ma piene di attriti.

ROSSI, L’Orfeo.

Ensemble Alabastrina, Elena Sartori direttrice
(GLOSSA)

Ad Elena Sartori e all’Ensemble Alabastrina per la coraggiosa ed accurata riproposta, in prima registrazione integrale, dell’Orfeo parigino di Luigi Rossi con le sue molteplici sfaccettature che trascolorano dal comico al tragico e con il coinvolgimento di giovani interpreti – fra cui Francesca Lombardi Mazzulli (Orfeo) ed Emanuela Galli (Euridice) – che hanno reso fresca e viva una vicenda complessa e secolare.