I Premio Abbiati

XXXVII Premio Abbiati – vincitori stagione 2017

Riunione Milano, 15 giugno 2018

La commissione della 37a edizione del Premio “Abbiati” (Alessandro Cammarano, Giovanni D’Alò, Andrea Estero, Carlo Fiore, Angelo Foletto, Giancarlo Landini, Gianluigi Mattietti, Gregorio Moppi, Carla Moreni, Alessandro Mormile, Giuseppe Pennisi, Paolo Petazzi, Lorenzo Tozzi) riunita presso l’Associazione del Loggione del Teatro alla Scala, dopo avere considerato le segnalazioni scritte fatte pervenire in fase consultiva dai colleghi, ha designato i vincitori per l’anno 2017.

Miglior spettacolo: La damnation de Faust di Hector Berlioz (Roma, Teatro dell’Opera).

Per l’originale e visionaria realizzazione scenica della «leggenda drammatica» cui Damiano Michieletto con le scene evocative di Paolo Fantin e i costumi significativi di Carla Teti ha conferito segni di grande modernità e attualità, utilizzando l’onnipresente coro in una maniera statica ma non convenzionale; e per il riuscito tentativo di Daniele Gatti di tenere unite le colorite e contrastanti parti staccate della partitura concepita come grandi quadri drammatici non consequenziali, guidando con mano sicura il valente cast vocale.

Miglior regista: Ricci/Forte (Turandot di Puccini, Macerata Opera Festival).

Per come hanno declinato in termini attuali il senso profondo della fiaba e della drammaturgia d’autore col linguaggio visivo di un “fantasy” contemporaneo popolato da figure inquietanti e spaesate. Traducendo il clima sospeso e irreale dell’ultima opera pucciniana in sofisticati ma espliciti simbolismi, la regia ha riconosciuto alla “principessa di gelo” profondità psicologica, indagandone i traumi e seguendone le metamorfosi affettive senza sconti e indulgenze; con verità rappresentativa esemplare.

Migliore novità per l’Italia: Medeamaterial di Pascal Dusapin (Bologna, Teatro Comunale).

Diretta da Marco Angius, protagonista Piia Komsi, l’opera coglie con intensità e duttile varietà tutte le inflessioni del violento e incandescente testo di Heiner Müller, quasi un monologo interiore con frammentari magistrali interventi di un quartetto vocale. Composta nel 1991, è giunta con molto ritardo in Italia nella regia di Pamela Hunter grazie a Bologna Modern, una delle migliori ma non adeguatamente valorizzate iniziative del teatro.

Miglior cantante: Marianne Crebassa.

Per la musicalità forte, maturata con la frequentazione del repertorio mozartiano e dell’Ottocento francese, che ha saputo infondere alla parte di Irene, nel Tamerlano di Händel in scena al Teatro alla Scala; per l’eleganza di una linea vocale levigata e compiuta, insieme alla freschezza di una presenza scenica teatralmente efficace.

Miglior ensemble: Odhecaton.

Il Rinascimento e il primo Barocco vedono nella polifonia sacra un repertorio non secondo per ricchezza e complessità all’eredità figurativa, architettonica e letteraria di quell’epoca: ad esso si dedica da due decenni l’ensemble Odhecaton guidato da Paolo Da Col, lungo un costante percorso di ricerca e perfezionamento. Le loro esecuzioni – con particolare riferimento ai recenti programmi dedicati a Palestrina, Monteverdi e Alessandro Scarlatti – si possono indicare come paradigma di stile, chiarezza espositiva e nobilitazione degli spazi sonori nei quali risuonano.

Premio Massimo Mila: Mille e una Callas a cura di Luca Aversano e Jacopo Pellegrini (Macerata, Quodlibet)

Così come la figura di Massimo Mila (1910-1988) ha incarnato un’ideale sintesi di disciplina e militanza intellettuale nell’esercizio della critica musicale e della musicologia, altrettanto questo libro rappresenta un esempio virtuoso di dialogo tra storiografia, critica e sociologia musicale. E costituisce un modello di riferimento per gli studi sulla storia dell’interpretazione, ritraendo Maria Callas sullo sfondo dettagliato del Novecento che interpretò e mostrando lo stato di salute della buona editoria di progetto.

Premio Filippo Siebaneck: Festival ArteScienza (Roma).

Per la capacità di avvicinare pubblico e giovani alle nuove tecnologie applicate alla performance musicale con incontri mirati (come quello con Yann Orlarey, ideatore del linguaggio di programmazione FAUST per l’elaborazione del segnale audio in tempo reale) e il loro coinvolgimento diretto, come è accaduto alle classi del Liceo Teresa Gullace Talotta di Roma per l’esecuzione di Geek Bagatelles di Bernard Cavanna.

Miglior direttore: Juraj Valčuha.

Per il folgorante esordio e i risultati del primo anno di direzione musicale al San Carlo di Napoli, dove ha restituito i tre diversi linguaggi di Elektra, Carmen e soprattutto Fanciulla del West con affascinante identità sonora, ampliando nel teatro quella profonda maestria di concertatore già apprezzata nella precedente costruttiva esperienza con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

Migliori scene, costumi, luci e video: Julian Crouch, Kevin Pollard, Marco Filibeck, Joshua Higgason (Hänsel und Gretel di Humperdink, Milano, Teatro alla Scala).

Per il coraggioso racconto della povertà sociale del presente attraverso la favola di Hänsel e Gretel, nobilitata nel perfetto equilibrio di realismo e poesia, in uno spettacolo magico, di rara perfezione scenica, musicalmente affidato alle giovani generazioni degli allievi dell’Accademia della Scala.

Miglior cantante: Michael Volle.

Per il felice e riuscito connubio tra il canto tecnicamente sicuro e musicalmente ineccepibile, il fraseggio incisivo, l’esperienza e l’abilità dell’attore, con cui ha disegnato il mirabile Hans Sachs nella produzione scaligera dei Meistersinger von Nürnberg di Wagner diretta da Daniele Gatti, risolvendo il personaggio con originale personalità, mettendone in mostra la modernità e inserendosi a pieno titolo in un’ideale galleria di interpreti storici.

Miglior solista: Simone Rubino.

Per aver illuminato, col suo talento di giovane e straordinario percussionista, le prime esecuzioni italiane del Percussion Concert: The tears of Nature di Tan Dun alla Biennale Musica, del Concerto per Percussioni e Orchestra di Friedrich Cehra al Maggio Musicale Fiorentino e di Veni veni Emmanuel di James McMillan all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; per aver unito alla tecnica un’inesauribile fantasia interpretativa e aver trasmesso una contagiosa gioia nel fare musica.

Premio speciale: Stiffelio di Verdi al Teatro Farnese di Parma (Graham Vick / Mauro Tinti / Giuseppe Di Iorio / Ronald Howell, Festival Verdi).

Per avere reinventato il Farnese trasformando la cavea in una grande agorà, con gli spettatori a seguire l’opera in piedi; convertendolo in palcoscenico operistico aperto su nuove prospettive rappresentative e integrando le macchine di scena con le architetture del teatro. Per come l’idea registica ha rinnovato le modalità di fruizione e potenziato il coinvolgimento del pubblico coniugando soluzioni e contenuti espressivi, forme e missioni teatrali in uno spettacolo irripetibile dove tutti erano protagonisti, testimoni e “complici” delle ipocrisie sociali e umane denunciate dall’opera.

Premio Piero Farulli: Quartetto Eos.

Elia Chiesa violino, Giacomo Del Papa violino, Alessandro Acqui viola, Silvia Ancarani violoncello.